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La Tubercolosi (TBC) è una malattia molto grave e contagiosa, che richiede un trattamento farmacologico adeguato, oltre ad una diagnosi precoce, per essere debellata correttamente e soprattutto per non essere responsabile di rischi per la salute dell’individuo e delle persone che entrano in contatto con il paziente affetto dalla malattia.
Oltre ad essere pericolosa per l’individuo che ne è affetto, questa malattia può essere particolarmente devastante anche per chi è a contatto con quell’individuo: quando il paziente non è stato adeguatamente curato, può infettare molte altre persone attraverso il contatto diretto, specialmente con starnuti, colpi di tosse o contatto di saliva infetta.
In genere, questa malattia interessa per lo più i polmoni, e viene in questo modo trasmessa per mezzo di goccioline di saliva: per fortuna, a meno di particolari situazioni, la malattia viene debellata sul nascere anche quando vi si entra in contatto, grazie alla presenza del sistema immunitario.
Introduzione alla Tubercolosi
Si tratta di una patologia contagiosa, determinata in particolare da alcuni micobatteri, come il Mycobacterium tuberculosis, chiamato anche Bacillo di Koch.
Questa malattia si trasmette per via aerea: questo significa che basta un colpo di tosse, uno starnuto, oppure il contatto attraverso la saliva di un individuo malato, per contrarre la malattia.
Purtroppo, si tratta di una patologia molto pericolosa, ed anche molto infettiva: bastano davvero pochi bacilli perché l’infezione entri in atto, anche se i sintomi di questa patologia possono non manifestarsi subito, ma rimanere in incubazione per diversi anni. Ciò che, in questi casi, scatena l’insorgenza dei sintomi e della malattia, è il sistema immunitario: se il sistema immunitario è forte, e quindi non si ha un abbassamento delle difese, è difficile che il batterio esca dal suo stato di quiescenza, ma al primo abbassamento delle difese, la situazione può davvero essere pericolosissima.
Tuttavia, proprio per questo motivo, solo il 15% delle persone infettate sviluppa la malattia: in moltissimi casi, pur avendo contratto il batterio, non si ha insorgenza della patologia. La situazione può però essere davvero molto grave quando un individuo malato non è stato sottoposto ad adeguate cure, e quindi può infettare, nel corso di un anno, dalle 10 alle 15 persone: questo significa che in ogni caso è molto importante la diagnosi della patologia, laddove possibile, perché questa aiuta non solo a trattare l’individuo affetto, ma anche eventuali persone che potrebbero ammalarsi a causa della presenza del batterio.
Ad oggi la tubercolosi rappresenta un’emergenza medica e sanitaria da non sottovalutare: la prevenzione è molto importante, e per fortuna questa malattia può essere curata, ma è fondamentale che la diagnosi venga fatta in tempo per evitare l’insorgenza di ulteriori problemi. Sarebbe fondamentale, che proprio per questa malattia, si adottassero dei sistemi preventivi e diagnostici di ultima concezione, perché essi potrebbero essere fondamentali per ridurre in maniera significativa questa malattia.
Sebbene si siano fatti notevoli passi in avanti, questa malattia è ancora oggi una delle più importanti cause di morte in tutto il mondo, in particolar modo nelle zone in cui non vi sono strumenti adeguati per la cura e la prevenzione: secondo recenti stime, si calcola che oggi questa malattia arrivi ad uccidere circa due milioni di persone ogni anno, ed il dato particolarmente rilevante è che la maggior parte di queste persone si trova nei Paesi in via di sviluppo.
Storia ed espansione della Tubercolosi
Il primo a scoprire ed identificare il batterio responsabile della Tubercolosi fu un medico e batteriologo tedesco, che nel 1882 diede il nome al cosiddetto Bacillo di Koch.
Sappiamo, però, che questa malattia era presente sin dagli albori: infatti, in tempi molto antichi, il batterio della malattia era già presente. Si sa che almeno 18mila anni fa, il batterio avesse colpito un bisonte, e quindi in un primo momento era sembrato agli studiosi che il batterio avesse avuto origine nel bestiame e si sia poi successivamente trasmesso agli esseri umani: su questo, gli scienziati non hanno ancora raggiunto un accordo, ma sappiamo che anche l’uomo, già nel 4000 a.C., aveva contratto questa patologia, segno che la malattia esiste sin dall’antichità.
Fu però il dottore tedesco Robert Koch a scoprire, e a dare il nome, al batterio responsabile della malattia, il Mycobacterium tuberculosis: a questo proposito si può dire che il batterio in questione fu descritto dal batteriologo il 24 marzo 1882. Il medico ricevette anche il Premio Nobel per la medicina, nel 1905, per quella che fu una grande scoperta per l’umanità.
La tubercolosi era, ed è ancora oggi, una malattia subdola: essa destò una grande preoccupazione verso la fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, quando si scoprì che la malattia era contagiosa, e fu solo anni dopo, con il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie della popolazione, che vi fu una regressione della malattia.
Non possiamo però dire che essa sia stata definitivamente debellata: nel 1980, anche a causa di altre malattie che ne hanno rafforzato l’insorgenza (pensiamo in particolare alla diffusione dell’AIDS), vi fu un ritorno massiccio della Tubercolosi specialmente nelle zone sottosviluppate del mondo.
In Italia, per fortuna, questa malattia è costantemente tenuta sotto controllo, ed è comunque caratterizzata da una bassa incidenza.
Possibili fattori scatenanti
Come abbiamo anticipato, vi sono delle specifiche situazioni che possono essere determinanti per quanto riguarda l’insorgenza della malattia, ma anche se la patologia della tubercolosi viene in particolar modo contratta attraverso il contatto con un individuo infetto, nella maggior parte dei casi la malattia viene spenta sul nascere dal sistema immunitario.
Ciò significa che, nei casi in cui la malattia ha la meglio, vi sono dei fattori che possono essere scatenanti o che comunque possono essere identificati come fattori di rischio, che è bene tenere sotto controllo perché alterano l’incidenza della malattia.
Si calcola che alcuni fattori più di altri rendano particolarmente suscettibili le persone all’infezione da tubercolosi. Vediamo quali sono questi fattori.
- HIV: molto spesso l’insorgenza della tubercolosi è collegata al virus dell’HIV, soprattutto in aree sottosviluppate, come ad esempio l’Africa;
- Fumo: un abuso del fumo può rappresentare un fattore scatenante, aumentando il rischio di contrarre la tubercolosi fino a quattro volte rispetto al normale. È quindi evidente che non fumare, o comunque ridurre il fumo, è molto importante per combattere alla radice questo problema;
- Diabete mellito: anche il diabete può essere un fattore di rischio molto importante. Per lo più, questo rappresenta un fattore di rischio elevato nei paesi sviluppati: pertanto, mantenere uno stile di vita sano e corretto, adottando una alimentazione adeguata, è fondamentale per limitare non solo obesità ed altre conseguenze del diabete, ma anche la contrazione dell’infezione.
La tubercolosi può colpire individui appartenenti ad ogni gruppo e stato sociale, anche se nei paesi sottosviluppati vi è una maggiore incidenza di rischio.
Bisogna comunque sottolineare che vi sono alcune malattie, che, nello specifico, possono essere una costante per l’insorgenza del batterio: in particolare si ricordano diabete, malattie autoimmuni, insufficienza renale, silicosi, terapia con corticosteroidi.
Non dimentichiamo, tuttavia, che lo stretto contatto con persone infette o individui che hanno contratto il batterio, è il più importante: soprattutto al personale medico e sanitario si consiglia sempre l’uso di mascherina e di prevenzione, come ad esempio lavarsi accuratamente le mani, per limitare al massimo i rischi del contagio.
Una buona e corretta pulizia della persona e degli ambienti può aiutare a limitare i rischi di contagio. Bisogna comunque ricordare, a questo proposito, che è più facile contrarre il batterio in ambienti chiusi e non ben areati, e che è difficile essere colpiti dal batterio alla luce del sole perché i bacilli non resistono alle fonti di calore e di luce.
Pertanto, il sovraffollamento, inadeguate condizioni igienico-sanitarie, ambienti chiusi senza un adeguato ricambio dell’aria, possono essere importanti per la trasmissione del batterio.
È raro, ma comunque da ricordare, il caso di contagio attraverso il latte vaccino e derivati: in Italia questo tipo di contagio è praticamente nullo grazie all’attenzione igienica e sanitaria, nonché veterinaria ed alimentare, ma nei paesi sottosviluppati questa situazione può in un certo senso caratterizzare un rischio.
I sintomi della Tubercolosi
È stato già ampiamente descritto come il sistema immunitario abbia un ruolo molto importante nella Tubercolosi: quando il sistema immunitario è forte, è possibile spegnere sul nascere la malattia, ed in questo caso – che riguarda comunque una percentuale molto elevata – si può dire che le persone che entrano in contatto con il bacillo guariscono senza problemi, e senza dover ricorrere a farmaci o ad altri tipi di terapie.
Dal punto di vista sintomatologico, si distinguono due tipi di tubercolosi:
- Tubercolosi latente, si esprime per indicare la presenza dei batteri in maniera latente nell’organismo infettato, e l’individuo non è contagioso. Pertanto, in questo caso non vi sono particolari rischi, né per il soggetto, né per le persone che sono a stretto contatto con l’individuo;
- Tubercolosi attiva, anche detta malattia tubercolare, si esprime per indicare la presenza della tubercolosi nell’organismo dell’individuo ed anche la possibilità che questa sia trasmessa ad altri individui attraverso il contatto. In questo caso, non solo la tubercolosi è attiva – ovvero è presente nell’individuo con una serie di sintomi e manifestazioni patologiche – ma è anche dannosa e contagiosa, perché si trasmette con una certa facilità.
Se nel primo caso, non vi è un rischio particolare per l’individuo né per chi è a contatto con l’individuo, nel secondo caso bisogna prestare una particolare attenzione, perché oltre ad essere pericolosa per il paziente, in questo secondo caso la tubercolosi è anche dannosa per chi è a contatto con l’individuo infetto.
Bisogna in particolare prestare attenzione ai seguenti sintomi:
- Febbre alta;
- Sudorazioni notturne molto intense;
- Brividi di freddo;
- Perdita di appetito;
- Tendenza ad affaticarsi e spossatezza;
- Perdita di peso senza un particolare motivo;
- Tosse ed emottisi;
- Dolori al torace, che si manifestano soprattutto durante la respirazione o nell’atto di tossire.
Questi sono naturalmente i sintomi più frequenti, ma purtroppo non sono i più gravi in assoluto: infatti, la tubercolosi può manifestarsi con forme e sintomi ancora più gravi ed invalidanti, che si presentano soprattutto nel momento in cui i batteri riescono a raggiungere il sangue.
Senza una adeguata cura, infatti, i batteri raggiungono il flusso sanguigno e fanno dipanare l’infezione anche in altre parti del corpo, in altri organi e tessuti: sono particolarmente colpiti, per esempio, i reni, la colonna vertebrale, il cervello, il sistema linfatico e l’apparato circolatorio, con sintomi variabili ma comunque gravi e preoccupanti a seconda dell’area colpita dal batterio.
Nel caso in cui l’infezione si sia disseminata nell’area polmonare e dei reni, si possono avere sintomi come tosse accompagnata di sangue, e sangue nelle urine.
È importante intervenire in maniera tempestiva, perché una tubercolosi non adeguatamente trattata può essere davvero pericolosa, fino ad uccidere l’individuo infettato.
Come si manifesta
Inizialmente la tubercolosi attacca i polmoni: è in questo momento che si possono avere sintomi abbastanza specifici, come la tosse accompagnata da sangue; successivamente, quando il batterio raggiunge altri tessuti ed altre zone del corpo, essa può determinare complicanze differenti, ma comunque molto gravi.
Per questo motivo, tutti i sintomi vanno tenuti sotto controllo e comunicati al medico: se la tubercolosi colpisce la colonna vertebrale, per esempio, si ha un mal di schiena molto forte e persistente, possono comparire dolori ossei, ed in alcuni casi anche meningite.
Diagnosi della tubercolosi
È fondamentale mettere in atto una diagnosi che sia il più possibile precoce, perché una diagnosi tardiva, specialmente in individui dal sistema immunitario particolarmente compromesso, potrebbe rappresentare un rischio elevato di morte.
Sappiamo che la tubercolosi attiva, quando non curata, è un problema molto serio perché è una malattia fatale. Pertanto, diagnosticare precocemente e correttamente questa malattia non significa solo mettere in salvo l’individuo che ne è affetto, ma anche poter evitare il contagio di altri individui.
Tuttavia, è alquanto noto che questa sia una malattia infettiva difficile da diagnosticare: la diagnosi deve comprendere, oltre agli esami di laboratorio, anche la storia medica e clinica del paziente, oltre ad una radiografia del torace.
Oltre a questo tipo di indagini cliniche, si fa riferimento anche a test cutanei o sierologici, colture di batteri, e strisci microbiologici.
Prevenzione e trattamento della tubercolosi
Il trattamento per la tubercolosi è naturalmente a base di antibiotici – come ad esempio etambunolo, pirazinamide, isoniazide e rifampicina – che vengono utilizzati per lo più con l’obiettivo di uccidere i batteri, specialmente in una prima fase che viene comunemente chiamata ‘fase di attacco’.
In una fase successiva, invece, si utilizzano solo due di questi antibiotici, ovvero isoniazide e rifampicina, per almeno altri 4 mesi.
È molto importante, soprattutto nei paesi sottosviluppati, una adeguata e corretta prevenzione; grazie alla prevenzione si possono fare notevoli passi in avanti, evitando che il batterio possa essere dannoso, a lungo termine, per gli individui.