Cura e prevenzione della tubercolosi

Cos’è la tubercolosi

La tubercolosi è una malattia infettiva causata da un batterio che prende il nome di Mycobacterium tuberculosis detto anche bacillo di Koch. Il batterio fu isolato per la prima volta alla fine del 1800 da uno studioso e medico tedesco. La malattia ha anche altri nomi noti come tisi o TBC che interessa in prima istanza i polmoni.
Si può diffondere, tuttavia, anche ad altri organi importanti, come reni, cervello, fegato fino a intaccare l’intero sistema immunitario.
In realtà la tubercolosi si trasmette più facilmente nei pazienti immunodepressi per pregresse malattie, tra cui l’Aids, o perché assumono farmaci che debilitano il sistema delle difese corporee.
Il pericolo rappresentato da una malattia come la tubercolosi, che nel nostro paese è ormai limitata a pochi e isolati casi all’anno, è nella facilità con quale avviene la trasmissione.
Il batterio si trasmette infatti con il contatto con la saliva mentre si parla, se si starnutisce o si tossisce. In buona parte dei casi, se il sistema immunitario è efficiente, il contagio può essere fermato sul nascere oppure rimanere latente, senza che il soggetto possa trasmetterlo ad altri.
Per chi invece non riesce a contrastare l’infezione, la tubercolosi si manifesta con tutta la sua potenza debilitante con sintomi che allarmano fin da subito.
Chi ne soffre infatti può produrre sangue con la tosse oppure manifestare ematuria, cioè sangue nelle urine.
A questi sintomi si aggiungono quelli di profonda stanchezza e di problemi respiratori. Nei casi in cui l’infezione si diffonde e arriva al cervello, può provocare meningite.
Oggi la tubercolosi è endemica nei Paesi in via di sviluppo e le migrazioni massicce degli ultimi anni hanno riportato in auge il problema di contrastare la malattia anche nei nelle nazioni industrializzate.

Come curare la tubercolosi

Cura della TubercolosiLa cura della tubercolosi è stata scoperta e messa a punto solo negli anni ’40 e consiste in una combinazione di antibiotici e altri farmaci che possano fermare il propagarsi della carica batterica.
La cura farmacologica nei casi di tubercolosi sintomatica deve essere prolungata nel tempo, in quanto si tratta di un batteri molto aggressivi.
La terapia può prolungarsi anche un anno e mezzo e mai meno di 6 mesi. Il periodo di cura viene definito dal medico curante in base a diverse variabili come considerano l’età, lo stato di gravità della stessa tubercolosi, la provenienza geografica. Un aspetto importante nella cura della tubercolosi è quello di accertare quanto il ceppo batterico possa essere resistente ai farmaci.
La pericolosità può essere aumentata da fattori come la scarsa igiene personale, il contatto diretto con un focolaio di persone malate e il momento in cui è iniziata la cura.
È evidente che una patologia così aggressiva richiedere l’avvio di una cura tempestivo, in quanto rimandare può diventare fatale per il paziente.
Nei casi in cui il batterio della tubercolosi rimane latente, può diventare contagioso quando nella persona si verifica un abbassamento delle difese immunitarie.

La profilassi per la tubercolosi latente

La tubercolosi latente va trattata in vista della prevenzione del contagio, con una terapia detta chemioprofilassi. Questa deve eliminare definitivamente i batteri residui e quiescenti, in modo che non possano diventare di nuovo attivi e dannosi. Il farmaco che viene prescritto in questo casi è l’isoniazide TB, da assumere ogni giorno in un’unica soluzione e per almeno 9 mesi consecutivi. Questo vale soprattutto per i soggetti deboli, come possono essere anziani, bambini e malati di AIDS.

La cura per la tubercolosi attiva

Quando si tratta di tubercolosi attiva la terapia prevede di sottoporre i pazienti a una terapia composta da una serie di farmaci che sono di solito 4.
Si tratta di etambutolo o streptomicina, pirazinamide, rifampicina e isoniazide. Questo tipo di terapia deve essere seguito scrupolosamente e il medico deve monitorare i miglioramenti attesi. Se questo non dovesse avvenire vanno prontamente modificati i dosaggi e anche il tipo di approccio medico. Esistono farmaci che in una sola compressa offrono la comodità di assumere le quantità giuste di principio attivo contenuto in tutti e 4 i medicinali.
Questo non solo facilita l’assunzione ed evita il rischio dimenticanze, ma predispone più positivamente anche il paziente.
Una cura tanto prolungata con antibiotici porta con se numerosi e a volte pesanti effetti collaterali, motivo per il quale è altrettanto necessario il monitoraggio continuo dell’ammalato.
Possono comparire simili stati influenzali che non vanno in alcun modo trattati con il paracetamolo e i cui sintomi sono da riferire subito al medico.
A questi si aggiungono anche nausea e vomito e una debilitazione del sistema immunitario provocata dagli stessi antibiotici.
In tali casi può succedere che la tubercolosi diventi resistente anche a questi ultimi. Si rende necessario quindi intervenire con farmaci alternativi, che però non allontanano il pericolo per la vita del paziente, specie se affetto da AIDS.
Oggi per arginare il contagio nei Paesi del terzo mondo ci sono anche i vaccini che vanno somministrati ai bambini, ma che non sono efficaci fino all’età adulta.

La prevenzione della tubercolosi

La prevenzione della tubercolosi è relativa principalmente al mantenimento di una corretta igiene, lavando molto spesso le mani, arieggiando i locali, evitando di stare troppo vicini a persone già contagiate. Queste regole valgono a maggior ragione quando ci si trova in ospedali e altri luoghi ad alta frequentazione. Bisogna indossare una mascherina se ci si trova in ambienti dove è presente il batterio e, chi ha contratto la tubercolosi, dovrebbe stare lontano da familiari e luoghi di lavoro.